Ad Acireale, nella storica via Dafnica, tra meravigliosi palazzi barocchi, al civico 84, attraversando uno splendido portale in pietra lavica si ha la sensazione di entrare in un mondo passato, dove il tempo si è fermato.
In realtà già osservando la vetrina della bottega si vedono degli strani oggetti che destano curiosità, e infatti sovente turisti e curiosi si soffermano a guardare.
Stiamo parlando della bottega del mastro calzolaio Vincenzo Caratozzolo, classe 1935. Aria distinta e gentile, preciso e meticoloso nel suo lavoro. Inizia a lavorare sin dall’età di 11 anni “andando a bottega” presso il calzolaio Orazio Grasso.
Ma, racconta con il suo sorriso, “già all’età di sette anni addizzavu chiova”. Sin da subito, come si faceva una volta, anziché attendere il tempo necessario affinché gli venissero spiegati alcuni procedimenti, lui “rubava i segreti” del mestiere. E così con abilità ed estro si mette in proprio all’età di sedici anni. Siamo nel 1951, da allora sono trascorsi ben 71 anni.
Varcando la porta di ingresso si viene colpiti da quel profumo di antico, che ti riporta a vecchi ricordi, fatti di odor di pellame misto a mastice, di scarpe consunte, messe da parte in attesa di essere magicamente riparate, di arnesi usurati.
In questa atmosfera da mondo antico, risaltano agli occhi diverse immagini sacre sparse nel piccolo ambiente, e ci si rende subito conto della profonda devozione che ha il sig. Vincenzo e che te la svela col suo sorriso e con i suoi occhi azzurri.
Conversare con lui è davvero piacevole, ti racconta della sua passione per il canto e con un pizzico di orgoglio ti mostra le sue targhe. Poi ti parla dell’altra sua grande passione: il ballo, e anche qui nella sua piccola bottega si vedono delle targhe e delle coppe. Poi gli chiedi delle statue e i suoi occhi azzurri brillano, come se si fosse accesa una luce interiore, quella che illumina il nostro cuore e dispensa amore per il prossimo. E inizia un nuovo racconto.
“Tutto quello che vede l’ho realizzato io con queste mani.” dice fieramente mentre mostra il suo “Cristo morto”, una fedele riproduzione in legno del “Cristo morto” presente nella Basilica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo ad Acireale. L’originale è una statua lignea del 1600 che viene portata in processione il Venerdì Santo alla presenza dei confrati della Pia Unione delle Guardie D’Onore al Santo Sepolcro, di cui Caratozzolo ne è stato presidente per tanti anni. Nella riproduzione del sig. Vincenzo i dettagli sono sorprendenti, e allora lui prosegue col far vedere anche i Santi Fratelli Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino, collocati in una apposita cappella sempre di sua realizzazione.
Col passare del tempo e la riduzione del lavoro di calzolaio, il sig. Vincenzo accresce sempre di più questa sua passione, quella di dare forma alla sua devozione attraverso l’opera scultorea. E così a poco a poco comincia a realizzare copie delle statue lignee dei suoi santi acesi: San Sebastiano (per 65 anni è sempre stato “sutta a vara” del santo Bimartire), Santa Venera, e poi anche il ‘suo’ santo, San Vincenzo Ferreri. E gli vengono in mente alcuni versi donategli da un amico:
“Sculpisci Santi, Signuri e Madonni,
e si ci taliati nte cassetti ci ni truvati tanti,
quannu è a so iunnata, nta l’altari un santu truvati”
“Scolpisci Santi, Signori e Madonne
e se guardate nei cassetti ne troverete molti
quand’è la sua giornata, nell’altare troverete un santo”
Il tempo passa, ormai il lavoro non è più quello di una volta. Sono lontani i tempi in cui di lavoro ce n’era tanto, dove si realizzavano scarpe importanti per clienti importanti. Adesso la porta si apre sempre meno, ancora qualche cliente consegna qualche paio di scarpe per delle piccole manutenzioni. Il suono dei colpi di martello sulle teste dei chiodi è sempre meno frequente, il vecchio banchetto (lo stesso da quando ha iniziato l’attività) sorregge stancamente gli arnesi che si usano sempre con meno costanza.
Lo scorrere del tempo, con i suoi inevitabili passi in avanti, sembra far perdere le tracce delle orme passate tra le mattonelle del pavimento. Tuttavia il sorriso del sig. Caratozzolo ha qualcosa di magico, sembra contrastare con questa sensazione di malinconia.
Entrare nella bottega del sig. Vincenzo, fare la sua conoscenza e conversare con lui è come fare una lezione di filosofia, in cui si incontrano Materia, Forma e Spirito. Queste categorie sono vive e presenti in ogni parte del piccolo laboratorio, fuoriescono tutte dalle sue mani creatrici tracciando passi di fede.